domenica 23 ottobre 2016

STEP 4. MAGENTA NEL MITO

" Prior to the 1859 battle, the color was known as fuchsine (François-Emmanuel Verguin) or roseine (Edward Chambers Nicholson). Someone decided that the word magenta would tickle the public fancy more."  Wordmall
L'ipotesi più accreditata riguardo la scoperta del magenta rimanda all'omonima battaglia combattuta nel 1859. Nell'aprile dello stesso anno la società Renard Frères & Franc lo brevettava con il nome "fuchsine".  Coinvolgeva il Risorgimento, i calzoni degli zoavi, il sangue sparso nella battaglia, la Croce Rossa, la scoperta dei primi coloranti sintetici, la nascita dell'industria chimica europea, la moda dell'Ottocento.


 Da lì molti annunci pubblicitari nel 1859-60 utilizzavano i nomi delle due città Magenta e Solferino per pubblicizzare scialli e vesti. In italiano il nome magenta per indicare il colore non viene usato prima degli anni Cinquanta/Sessanta del Novecento. Giuseppe Candiani che ha prodotto industrialmente il relativo colorante, lo chiamava "roseine" senza mai citare il nome magenta nelle sue Memorie del 1902. Il primo uso della parola magenta per indicare un colore viene utilizzato da Eugenio Montale nella poesia "Nubi color magenta..." del 1950.

Ma il magenta nei miti dei popoli antichi?

Nell'antichità il rosso era uno dei colori più utilizzati sempre associato al sangue e al vino. La funzione del rosso aveva vari significati: sul corpo era un forte richiamo sessuale, nella tintura delle stoffe era per conferire prestigio, in scrittura per evidenziare il significato fausto di parole o numeri. Secondo le civiltà antiche gli uomini e gli dèi erano stati creati dallo spargimento di sangue delle divinità per questo motivo il sangue aveva un ruolo predominante nei sacrifici di purificazione. A tal proposito nell'ambito funerario era solito cospargere di cera rossa i cadaveri in accordo con i suoi poteri purificatori e vivificatori; si utilizzavano sudari rossi e venivano posti fiori rossi sulle tombe (l'anemone scarlatto, il melograno, i papaveri).  Secondo Goethe il rosso nel suo stato scuro e concentrato conferiva impressione di gravità e dignità, mentre nel suo stato chiaro e rarefatto di clemenza e grazia.
 Nell’antico Egitto il rosso aveva valenze prevalentemente negative essendo legato a Seth, uccisore di Osiride, raffigurato con occhi e capelli rossi; talvolta veniva connesso a gioventù, salute, vigore, bellezza e forza (es. il 'flammeum' era un velo rosso-arancione indossato dalle spose il giorno delle nozze). Nell'età Tardo-Imperiale romana la porpora perse il suo significato sacro, divenendo puro segno di superficialità a causa dello sfarzo e della ricchezza esagerati (così come era già accaduto in età Ellenistica in Grecia); esso riacquisterà valore solo con l'avvento del Cristianesimo quando diverrà simbolo dello Spirito Santo, insieme all'azzurro per il Padre e il giallo per il Figlio.

La visione ALCHEMICA...

Il colore rosso oltre a costituire una delle fasi del processo alchemico, la rubedo, chiamata così per le alte temperature raggiunte al “calor rosso”, rappresenta lo zolfo, e insieme al colore bianco, che simboleggia il mercurio, forma una coppia di opposti la cui unione viene denominata nozze alchemiche.

L' arte egizia...

Il rosso (deshr) era il colore della vita e della vittoria. Durante le celebrazioni gli egizi erano soliti cospargersi il corpo con ocra rossa utilizzando amuleti in corniola, una pietra rosso scuro. Nella maggior parte delle raffigurazioni Seth, il dio alla prua della barca del Sole aveva capelli ed occhi rossi. Era comunemente utilizzato per simboleggiare la natura ardente del sole raggiante e gli amuleti col serpente, che rappresentava l' "Occhio del re" venivano fatti con mattoni rossi. In particolare però, il fatto che la pelle degli uomini egiziani venisse rappresentata col colore rosso non ha alcuna connotazione negativa.









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